Per noi parlare di dischi, gruppi e musica infine è solo un bel pretesto per raccontare le persone, per raccontare le passioni che per quanto possano sembrare di poco conto ai molti, a noi fanno star bene e ancor di più, ci danno un senso.
Succede che qualche anno fa ad un concerto, sotto il palco di un club di Roma, conosciamo Flavio in arte Flaview. Dietro la sua macchina fotografica, immortala la serata e ci racconta del suo impegno in Sea Shepherd. Guardiamo le sue foto e i suoi video, un lavoro egregio.

Gli anni passano, scrollando la bacheca di Facebook è sempre un piacere fermarsi a guardare i nuovi lavori di Flavio. Band, concerti, progetti personali, un sacco di materiale interessante.
Ci sono però dei momenti in cui guardare i suoi lavori ha tutto un altro sapore.
Quello che rende il lavoro di Flavio insostituibile e assolutamente necessario oggi è il suo impegno per il rispetto dei diritti della persona e della natura.
Sea Shepherd, Animal Equility e Sos Mediteranee sono nomi che già parlano del tipo di missioni da lui intraprese e parlano già dei toni amari che ci accompagneranno tra queste righe.
Ciao Flavio, è un piacere ospitarti qui su queste pagine.
Pensiamo che portare una testimonianza di persone “vicine” possa dare una piccola scossa per portare l’attenzione su determinate tematiche.
Certi fatti raccontati al telegiornale sembrano passare come accadimenti da commento veloce, poi scompaio dalle cronache.
Come stai? Dove ti trovi ora? Che missioni stai seguendo in questo periodo?
Ciao a tutte e tutti, al momento scrivo queste righe da casa mia a Vetralla (Viterbo), attualmente sto montando un progetto video per Animal Equality che non vedo l’ora venga pubblicato. Poi il 15 giugno ripartirò per la Ocean Viking tornando a fare Ricerca e Soccorso nel Mar Mediterraneo per tutta l’estate. Spero in autunno invece di avere la possibilità di tornare a fotografare concerti.
Cosa ti ha spinto ad intraprendere questo tipo di progetti?
La vedo abbastanza facile: nella vita si sceglie di stare da una parte o dall’altra della barricata. Il mio lavoro mi permette di coniugare a livello professionale e umano l’operato all’interno di queste organizzazioni come professionista; quindi a differenza di altre persone che, per dovere di cose, devono lavorare in altri ambiti per vivere e poi fare volontariato (rispetto per loro), io sono riuscito a collegare i due mondi.
Si sente parlare spesso di ONG e del loro operato, ma concretamente parlando, cosa vuol dire imbarcarsi o scendere in campo per questo tipo di missioni?
Nel 2017 mi sono imbarcato per la prima volta con Sea Shepherd spinto dalla loro politica di azione diretta, il nocciolo tutt’oggi è lo stesso. Se c’è possibilità di stare in prima linea e fare azione diretta allora probabilmente è qualcosa che cattura la mia attenzione. Imbarcarsi non è comunque facile, si abbandonano ritmi, dinamiche, abitudini e legami a terra per un periodo di tempo non prevedibile.
Quali sono le sensazioni che provi prima di una partenza?
Spendo tantissimo tempo nella programmazione di quello che dovrò portare in barca e mi concentro su quali nuove idee posso portare per l’operazione.
Pensi che un ruolo come il tuo sia importate per cambiare la percezione dei fatti al mondo?
Penso che il mio ruolo, e il ruolo di chi come me “racconta”, sia fondamentale.
Un’azione diretta può essere concretizzata da qualsiasi parte nel mondo, ma se non viene poi comunicata all’esterno rimane intrappolata in quel solo istante ed in quel solo luogo.
Ovviamente è già in sé importante “fare”, ma la necessità di “mostrare” alle persone non presenti quello che succede è altrettanto essenziale per rendere il problema visibile.
Quali pensi possano essere i legami tra musica e il mondo delle ong? Come sei passato da un ambito all’altro?
Più che un legame tra musica e ONG c’è un legame tra musica hardcore e azione diretta.
Probabilmente le scelte più importanti della mia vita le ho fatte proprio grazie alla musica che ascoltavo, sono Vegan Straight Edge grazie alla musica.
Ad un concerto degli Architects ho scoperto la realtà di Sea Shepherd, ad esempio.
Il passaggio da Sea Shepherd e Animal Equality a Sos Mediterranee com’è stato? C’è stato qualche fatto particolare che ti ha portato a muoverti verso queste realtà?
In realtà sono mondi piuttosto collegati, che vedono intrecciarsi molte persone dai percorsi più disparati. L’attivismo è trasversale e moltissimi attivisti si dividono appunto tra realtà di diverso settore.
Io ho speso diversi anni a bordo delle navi di Sea Shepherd senza riuscire a dedicarmi ad altro. Ad un certo punto però ho trovato il modo di ritagliarmi del tempo ed ho iniziato a collaborare con altre realtà.
Ognuna di queste mi ha insegnato molto.
Ci sono stati dei momenti tragici che ti hanno messo emotivamente a dura prova? Qual è stato invece il momento che ricordi con più piacere nelle tue missioni?
Sicuramente il naufragio di 130 persone a cui abbiamo assistito qualche settimana fa dall’Ocean Viking è l’evento più tragico di cui ho memoria.
Di eventi positivi me ne vengono in mente un paio, ma ce ne sarebbero a migliaia.
In particolare penso ad una campagna in Africa, durante la quale abbiamo liberato due megattere da una rete, e ad un altro momento, altrettanto intenso, in cui abbiamo visto cacciare dei delfini nell’oceano Atlantico con la bioluminescenza.
L’ho percepito come una sorta di promemoria: l’ingiustizia e la violenza in mare sono il motivo per il quale scelgo di tornare ogni anno in nave affiancando associazioni per i diritti umani o per i diritti animali.
Grazie davvero per il tempo che ci hai dedicato, è giunto il momento di dare ai nostri lettori alcuni riferimenti per continuare seguire il tuo lavoro. Dove possiamo seguirti?
Mi potete seguire su instagram @flaviewproduction
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