Non è ancora primavera, ma dalle sonorità frizzanti e beverine dei Mother si direbbe che l’inverno è già finito. Ancora del tutto in periodo di reclusione musicale forzata invece, la band veneziana ci propone un breve momento di spensieratezza pubblicando un nuovo singolo con un nuovo videoclip. “Dillydallying” contro il logorio della vita comune e delle pandemie globali, ci fa già fantasticare tempi migliori di leggerezza e tranquillità. Abbiamo riscoperto in questo periodo il piacere di aspettare impazienti i nuovi release delle band, quindi bando alle ciance e sentiamo cosa ci raccontano i Mother!
Non siamo ancora usciti da questa disavventura della pandemia, ma voi non vi siete persi d’animo e avete appena pubblicato un nuovo video. Siete carichi per un’imminente uscita ai live o questa incertezza vi ha colpito duramente come band?
FABIO: Ciao ragazzi, innanzitutto grazie per lo spazio dedicatoci.
Probabilmente per quanto riguarda il live ci vorrà ancora un po’ per ingranare sinceramente, in quanto siamo ormai tragicamente tutti abituati a repentini cambi di normative che non permettono una programmazione serena e puntuale.
Posso dire che nel nostro piccolo qualcosa si muove, ora dobbiamo solo incrociare le dita.
Fortunatamente, rispetto al 2020 dove alla fin fine siamo un pò rimasti mentalmente connessi all’uscita del singolo, ora stiamo componendo tanta musica nuova anche a distanza quindi il discorso Mother sta continuando nonostante la pandemia, in attesa di tempi migliori. Chissà, magari in estate una sorpresina ci scappa…
Spiegateci un po’ il concept di questo nuovo pezzo. Il video come è nato?
RICCARDO: Il video è nato dall’idea mia e di Giacomo di riportare visivamente il significato della canzone in senso lato. In particolare mi riferisco a quello stato di malessere mentale che ti porta a vedere scorrerti i giorni davanti senza sentire di averne il controllo e senza sentire di riuscire ad uscire dalle quattro mura della tua stanza perché pensi che li dentro ci possa essere tutto ciò di cui hai bisogno. Hélio Gomes, un mio grandissimo amico ma anche grandissimo videomaker, è riuscito a rendere perfettamente l’idea matta che avevamo. È stato un piacere lavorare con lui, ci siamo divertiti da matti nel realizzarlo.
Il nuovo videoclip è stato realizzato con varie collaborazioni. Quanto conta per una band del vostro genere avere delle buone spalle a cui chiedere un appoggio?
FABIO: Sicuramente avere una buona rete di contatti, che io ritengo in primis buoni amici con cui ho/abbiamo stretto legami di sincera stima, facilita un po’ tutto il discorso legato alla logistica della band, e anche ovviamente a livello di passaparola tra altri appassionati al genere e alla scena. In altri casi abbiamo saputo arrangiarci ed è anche un po’ questo il bello del DIY, in cui crediamo fortemente: avere un progetto bene in testa, e trovare la propria via per realizzarlo.
Sicuramente avere tante persone conosciute che svolgono varie attività, dalla serigrafia Serimal di Vasu dei Riviera a RockNative, neonato negozio della mia cittadina che ha voluto darci una mano nella pubblicazione fisica del singolo insieme alle altre etichette Fat Boy Don’t Cry Records, Brigante Records, Non Ti Seguo Records, Outbreak Records e Youth of Today Records. Tutte queste realtà che credono fermamente in progetti come il nostro facilitano non poco la realizzazione di ciò che immaginiamo, essendo formate da persone care e appassionate con cui confrontarci.
Ci riteniamo fortunati.
Per chi vi segue o ha avuto modo di spulciare le vostre pagine, non avrà potuto fare a meno di notare come il progetto sia anche curato nell’immagine che date di voi come band. Quanto conta per voi questo aspetto?
RICCARDO: L’estetica dei Mother è inscindibile dalla nostra musica, è funzionale e fondamentale perché pensiamo veicoli maggiormente il nostro messaggio oltre ad essere comunque espressione di quel che noi siamo. Amiamo i contrasti. È capitato che qualcuno mi fermasse per dirmi “ehi ma i vostri testi sono molto introspettivi e malinconici, non me l’aspettavo!”. Dal mio punto di vista, mi ero un po’ stufato di band che ostentavano il loro “essere una band che fa musica triste” o al contrario “musica positive”. Il messaggio dei Mother è che si può trovare il buono anche nelle difficoltà, senza ipocrisie varie. E che ognuno è libero di vivere il proprio amore come meglio crede. Attingiamo da un botto di cose che ci piacciono, in primis direi dai Dinosaur Jr, Give, gruppi Britpop e folk/rock anni ’60/’70 vari ma anche dall’arte, dal cinema, dai libri, da tutto quel cazzo che ci piace insomma 🙂
FABIO: Nei vari video ci siamo divertiti a indossare maglie di gruppi extra genere, a volte anche abusandone (Manuel, il nostro bassista, è un gran collezionista di merch Hc e alternative) ma facendo sempre tutto divertendoci, decidendo di aggiungere elementi su elementi al nostro personale immaginario collettivo fatto di fiori, cuori e maglie colorate, ma in maniera spesso del tutto istintiva e giocosa.
Sicuramente a livello di riconoscibilità conta molto, ma è stato quindi più un insieme di elementi collegatisi uno alla volta in base ai nostri gusti (vedasi: la telecamera anni ’90 che abbiamo usato per il video di ‘Mom’) che ci ha permesso di ottenere un risultato che piace a noi e che a quanto pare sembra piacere anche da fuori.
Siete un rimpasto di molti gruppi e molte storie, cosa vi ha portato a formare questa nuova line up dalle sonorità più melodiche?
RICCARDO: Io, Manuel, Giacomo e Davide abbiamo avuto diverse esperienze musicali condivise o comunque molto vicine tra loro. E ci conosciamo/siamo amici veramente da una vita. Nel 2017 il mio vecchio gruppo stava per sciogliersi e in realtà era anche più melodico dei Mother per certi aspetti, facevamo emo anni ’90 per intenderci. Diciamo che io avevo voglia di buttarmi in un progetto con un approccio più “hardcore”, Manuel al contrario in uno più “melodico” ma entrambi facendo cose diverse dal solito (io, da bassista ho preso in mano il microfono e Manuel, solitamente cantante, ha preso in mano il basso). Noi due e Giacomo abbiamo fantasticato per mesi di fondare una band dal sound eclettico dove poter “sfogare” influenze che erano di difficile inserimento in altri nostri progetti. Eravamo (e siamo tutt’ora) in fotta con robe tipo Turning Point, Dag Nasty, Give, Praise, Dinosaur Jr, Weezer, Smashing Pumpkins, Oasis e Lemonheads. Abbiamo poi pensato subito di chiamare Davide per la chitarra perché oltre ad essere un chitarrista incredibile è anche un grande amico. Poco dopo è subentrato Fabio con cui abbiamo avuto la fortuna di stringere un’amicizia anche grazie proprio alla necessità di avere una seconda chitarra. Lascio a Fabio il resto della storia ahah
FABIO: Io personalmente sono l’ultimo arrivato, quando sono entrato nella band i pezzi del nostro primo EP “Love Vision” erano sostanzialmente quasi tutti già scritti ma la band stava cercando un’altra chitarra per completare la formazione; Mi pare fosse il Venezia Hardcore 2018 quello dove Giacomo mi ha proposto di ascoltare i pezzi e fare una prova con loro, che comunque sono un gruppo di persone che si conosce da una decina d’anni, mentre io li ho conosciuto nel giro dei concerti più di recente.
Vengo da esperienze musicali molto diverse negli On A Ship e nei Seventh e nei progetti precedenti, ma ho sempre avuto in mente di dare il via a un progetto più “leggero” e che potesse dare spazio alle influenze alternative che mi porto dietro da sempre, trovando il giusto terreno in casa Mother oltre ad aver trovato anche degli ottimi amici con cui ci stiamo divertendo molto.
A che genere o sottogenere potresti dire di ispirarvi? Dalle sonorità alla parte visual si direbbe che i Mother rincorrono i tempi passati, potete confermare?
RICCARDO: Sembrerà una cazzata ma siamo veramente super ispirati da noi stessi. Ho una stima incredibile per tutte le persone dentro questa band e il loro apporto umano e musicale. Siamo noi stessi che rendiamo le cose “Mother”. Che poi un mese stiamo in fissa con i Big Star e il mese dopo con gli Uniform Choice poco cambia. Chiaro che i nostri poli di riferimento sono la Washington D.C. anno 1985 e l’alternative rock anni ’90, ma è anche vero che tutte le nostre influenze poi vengono filtrate in maniera del tutto naturale in chiave Mother. Personalmente, quando scrivo le voci, cerco di farmi impossessare da Dave Smalley, Guy Picciotto o George Harrison. Non ho bisogno di altri riferimenti.
FABIO: L’idea era partire da un sound punk hardcore di base, di cui tutti noi siamo ghiotti, e infilarci dentro quante più influenze riuscivamo a metterci senza forzare troppo la mano.
Come già dicevo i pezzi al mio arrivo erano stati sostanzialmente scritti, ma di lì in poi abbiamo iniziato un po’ a sbizzarrirci durante le registrazioni per ciò che riguardava i suoni e l’effettistica usata. Io ad esempio ho comprato un Big Muff OP Amp perché volevo assolutamente mettere dentro un fuzz simile a quello degli Smashing Pumpkins.
Sicuramente ci ispiriamo molto ed innegabilmente a tutto quel decennio che va dalla Revolution Summer dell’ ’85 alla Seattle ’95, ma potreste essere sorpresi sulla quantità di musica completamente estemporanea e scollegata a ciò che suoniamo che alla fin fine ci dà spunti qua e là. Io per esempio, vado matto per gli At The Gates… chissà, magari un giorno potrebbe esserci un intro di violini apocalittici ahahah.
Aspettiamo con ansia l’apertura dei live per scoprire quali altri progetti ancora ci celate. Come per tutte le band che interroghiamo su queste pagine wordpress, speriamo di potervi vedere presto sul palco! Vi ringraziamo per averci dedicato le vostre sagge parole.
Dove possiamo rimanere aggiornati sulle vostre peripezie?
RICCARDO:
Potete seguirci su Facebook col nome Mother e su instagram su @mother_lovesquad
Ovviamente ci trovate anche in qualsiasi piattaforma musicale usiate, che sia bandcamp, spotify, youtube, ecc. che poi è quello che conta se vi va di sostenerci. Noi comunque aggiorniamo costantemente le nostre pagine così da farvi capire su cos’abbiamo le mani in pasta. Grazie mille per quest’intervista! Alla prossima, un bacione.