In uno dei momenti più difficili di sempre per i teatri, il sipario si apre, al contrario, per i Bruuno.
Post-hc al teatro sociale suona dissonante quanto la musica nervosa di questa band. I pezzi dei Bruuno sembrano un safari nel disagio, sonorità taglienti su una ritmica per assurdo quasi tribale. Niente corse in tupatupa veloce, ma una deriva sofferta in un terreno impervio. Complicata la situazione, no? Va bene così.
I Bruuno hanno pubblicato da poco un live a porte chiuse, ormai ultimo format gestibile dalle band per proporre i pezzi al pubblico segregato in casa. I brani sono tre, di tre differenti periodi, suonati a regola d’arte dalla band con le spalle alla platea vuota.
Noi prendiamo la palla al balzo per farveli conoscere un po’ meglio.
Partiamo a monte. Per chi non vi conoscesse, i Bruuno chi sono?
BRUUNO è un progetto di cinque amici, fratelli, artisti.
Quello che ci unisce è un semplice desiderio di espressione, che ha trovato un piacevole sfogo nella sfera musicale.
Per noi la comunicazione è e rimarrà sempre un valore fondamentale. Siamo molto curiosi ed interessati a tutto quello che ci circonda e ci cibiamo di qualsiasi argomento che possa ispirarci.
Possiamo immaginare la necessità viscerale che vi ha portato a regalarci questo piccolo live, ma raccontateci di più su come avete digerito questa idea. La scelta del teatro è nata in relazione al momento storico o per una scelta stilistica?
Siamo sinceri: abbiamo una gran voglia di live, ci mancano molto i concerti!
L’impossibilità di suonare dal vivo ha rimesso tutta la musica in discussione; questa situazione penalizza soprattutto i poveri addetti ai lavori, ma anche gli artisti: il contatto con le persone è fondamentale.
Parlavamo da tempo della possibilità di organizzare un live a porte chiuse, per gettare la nostra torcia in questo periodo buio. La scelta del teatro è stata suggerita da questo particolare momento storico, un luogo che probabilmente in un clima di normalità sarebbe stato più difficile da utilizzare per un nostro concerto, del resto si parla di uno dei più antichi edifici di elevata espressione artistica. Questa idea di contrasto c’è piaciuta fin da subito, come una sorta di scambio artistico tra la bellezza dell’architettura del nostro territorio e la nostra musica.
Tra l’altro il Teatro Sociale di Cittadella costituisce veramente un piccolo gioiello italiano, vi consigliamo vivamente di vederlo se siete in zona, ha una sua magia.
Posizionarvi in un genere musicale piuttosto che in una scena musicale, non è così scontato. Le vostre sonorità sono piacevolmente acide, ma strutturate in maniera non facile per ordinare i vostri dischi nello scaffale punk, piuttosto che hardcore piuttosto che qualcosa di più sperimentale. In che contesto vi sentite di posare le basi?
Sinceramente facciamo molta fatica a ragionare in questa dimensione, non abbiamo mai avuto la pretesa o l’istinto di contestualizzarci all’interno di un determinato tipo di musica. Sicuramente non finiamo nello stesso scaffale della musica classica, ma non abbiamo mai sentito la necessità di appartenere ad un genere specifico. I generi musicali nascono, si evolvono, si mescolano e si contaminano a vicenda creando numerose diramazioni. A volte ci è capitato di venire paragonati a gruppi che nemmeno conoscevamo, e quando ci siamo messi a fare ricerca abbiamo scoperto band pazzesche. Però c’è da dire che oggigiorno inventare qualcosa di nuovo è molto più difficile che in passato, al massimo si reinventa qualcosa. Siamo coscienti di questo, come del resto sappiamo che quello che ascoltiamo ci ha sicuramente influenzato, ma avendo gusti ed esperienze diverse non riusciamo dare una risposta precisa.
Possiamo solo dire che l’unico ingrediente che può fare la differenza è il nostro io, la nostra personalità, e in questo facciamo del nostro meglio.
La vostra attività sembra essere ben supportata dall’uscita di molto materiale: video, foto, articoli, ecc. Nonostante non stiamo parlando di Pop, Fedez o Gianni Morandi, che importanza pensate che abbiano queste attività collaterali per una band oggi?
Beh, ci fa molto piacere che abbiate notato questo aspetto, soprattutto perché per nostra fortuna possiamo confessare che tutto il progetto BRUUNO è al 90% DIY. All’interno della band abbiamo infatti un designer, un disegnatore, un tecnico del suono con il suo studio di registrazione, un ex organizzatore di eventi…ci manca solo una macchina per stampare i vinili! Scherzi a parte, siamo tutti molto creativi ed abbiamo sempre fatto del nostro meglio per arrangiarci, sia per una questione pratica sia perché curando in prima persona questi aspetti riusciamo a fare in modo che il progetto ci rispecchi il più possibile. Se poi abbiamo bisogno di un supporto esterno, il più delle volte ci affidiamo ad amici e conoscenti. Confessiamo che non sia sempre facile e piacevole stare un po’ dietro a tutto, anzi a volte è proprio una rottura di palle, ma la soddisfazione di vedere un prodotto finale che possiamo definire “veramente nostro” ci ripaga di tutti gli sforzi fatti.
Non abbiamo mai avuto un ufficio stampa o servizi simili, ma semplicemente perché nella nostra dimensione non ne sentiamo il bisogno; l’unico supporto esterno per quanto riguarda la promozione ci è sempre stato dato da Michele Montagano con la sua V4V Records, ma semplicemente perché ha sempre creduto nel nostro progetto, e lo ringraziamo.
In questo “naufragar” nel mare del web tuttavia crediamo che queste attività non siano tutto, ma che debbano esserci in una sincera misura. Inutile dire che la musica vera farà sempre la differenza. Insomma, bisogna attirare l’attenzione in qualche modo, la curiosità è uno degli istinti più belli che abbiamo. L’omertà, l’indifferenza, l’invidia ci rendono poveri e ci chiudono un cerchio buio.
Altra domanda in tema. Vivere in provincia, magari non così vicini a realtà molto più musicalmente popolate, come può influire nello sviluppo di un progetto come il vostro?
Collegandoci alla risposta di prima possiamo dire che l’esplosione del web e dei social hanno in parte demolito questa sorta di barriere territoriali. Fortunatamente, al giorno d’oggi, se sei un artista ma non vivi in centro a Milano hai comunque una vita più complicata, ma non hai di certo un futuro segnato nell’anonimato.
Noi personalmente amiamo la provincia, è un po’ la nostra Twin Peaks: nella sua apparante tranquillità si nascondono persone insolite, semplici e incoscientemente grottesche, come le persone che intervistava e sceglieva Pasolini nei suoi film. E tutto questo ha sicuramente influito sul nostro progetto.
Vi ringraziamo per le chiacchere telematiche che ci avete concesso. Come per tutte le band che stiamo sentendo, speriamo di rivedervi presto sul palco a fare un po’ di gazzarra. Vi va di lasciare ai nostri lettori un po’ di consigli per l’ascolto di qualcosa di vostro e non?
In realtà piuttosto che suggerimenti musicali, che poi alla fine uno ascolta un po’ quello che vuole, preferiamo dar un consiglio molto più generico senza la pretesa di fare un discorso alla Steve Jobs.
Quello che vogliamo dire ai lettori è molto semplice: siate CURIOSI.
Interessatevi nel cercare musica, siamo ampiamente circondati da band e musicisti validissimi, nascosti in una comune e snobbata pagina social.
Andate ai concerti, date una possibilità di ascolto a tutti, fate sempre a tempo capire se un artista vi piace o meno. L’indifferenza è la fine, mentre l’interesse e la condivisione tra le persone sono il futuro.
Grazie mille ed a presto!